Fabio Mundadori è l’autore di “Io sono Dorian Dum“, una raccolta di racconti tra il noir e il fantasy uscita per Ego edizioni. Dalla prefazione di Andrea Carlo Cappi: State attenti quando incontrate Mundadori.
Può sembrarvi innocente come il Bianconiglio e indurvi a seguirlo fiduciosi. Se già il Paese delle
Meraviglie è in realtà tutt’altro che rassicurante, i luoghi in cui può portarvi lui sono ancora più
inquietanti. Sono oltre la Zona del Crepuscolo. Il volume è impreziosito da una introduzione di BIagio Proietti. Un estratto: il demone ha un grande pregio, vi porta fino all’orlo degli abissi, ma vi permette di scoprire i misteri del buio, di sondare le tante pieghe del nostro animo…
Ciao Fabio, benvenuto sul magazine di Sick girl. Non posso iniziare questa intervista che con la fatidica domanda: Chi è Dorian Dum?
…e io non posso che dare la fatidica risposta: Dorian Dum non è.
Scherzo ma nemmeno troppo: Dorian Dum è un pretesto per raccontare una storia che non riesco davvero ad immaginare costruita attorno a qualcosa (o qualcuno) di diverso, e che ovviamente non svelerò
Dorian Dum è un entità che occupa contemporaneamente più piani dell’esistenza, è la sfida che l’ignoto ci lancia ogni giorno, è quello che ci spinge a guardare nell’ abisso rischiando di farci inghiottire dall’ abisso stesso, è la manifestazione di ciò che esiste ai confini della realtà, confine che troppo spesso rifiutiamo di attraversare. Dorian Dum è qualcosa di diverso per ognuno di noi… e solo alla fine del racconto scopriremo cosa.
Forse.
Qual’è il racconto a cui ti senti più legato? E perché?
Qui siamo di fronte a un pari merito per due racconti.
Il primo è 347, e non potrebbe essere altrimenti, poichè narrativamente è quello mi rappresenta di più. È in questo racconto infatti che il mio modo di scrivere si manifesta in modo chiaro e netto. Senza contare poi che si svolge nella mia città legandosi a doppio filo a uno degli aspetti più affascinanti, anche se meno noti di Bologna.
L’ altro è sicuramente Eroi, il primo racconto in assoluto che ho scritto, e questo sarebbe già un ottimo motivo per amarlo un po’ (ma solo un po’) più degli altri, sennonché Eroi mi ha permesso di affrontare un tema come quello della pedofilia in una chiave diversa da quella in cui viene approcciato normalmente, utilizzando come comprimari una categoria di personaggi (naturalmente NON dirò quale, ma chi ha visto il booktrailer non farà grossi sforzi per capirlo) che nella formazione del mio immaginario hanno avuto un ruolo fondamentale
Sei molto attivo su internet. Pensi che la rete possa essere un alleato per un autore esordiente nella promozione del proprio romanzo?
Penso che la rete con la sua capillarità sia un ottimo alleato per chiunque abbia bisogno di far conoscere ciò che fa sia esso un lavoro o una passione e quindi anche il prodotto letterario di un esordiente come me.
Per quello che mi riguarda direttamente, occupandomi per lavoro d’informatica vivo da sempre a stretto contatto con internet e mi è venuto più facile conoscere in tempi passati determinati meccanismi, che oggi di fatto sono alla portata di tutti, e quindi di sfruttarli al meglio per far conoscere il mio libro.
Ovviamente esiste il rovescio della medaglia. Se da un lato c’è la possibilità di tenere costantemente informati un alto numero di persone sulle proprie iniziative ad un costo prossimo allo zero, dall’altro è sempre in agguato il pericolo di rendere la propria presenza troppo pervasiva, rischiando di ottenere l’effetto contrario: un po’ il corrispondente informatico della sovraesposizione mediatica.
In ogni caso va tenuto presente che si tratta solo di una vetrina. Ritengo che il vero valore aggiunto in casi come il mio, sia il passaparola che nasce unicamente da un prodotto che i lettori giudicano di qualità.
Poi ci sarebbe da fare un discorso sulla distribuzione … ma non credo che sia spazio a sufficienza.
Foto di Cinzia Volpe
La realtà e le certezze vengono sgretolate racconto dopo racconto. Pensi che la letteratura possa mettere a nudo i problemi di questa società?
La letteratura da sempre svolge egregiamente questo compito, probabilmente dipende dal fatto che la maggior parte di chi legge ha, quasi per definizione, una mente aperta, pronta a mettere in discussione le proprie certezze; anche se ciò non significa che poi le cambierà, comunque si crea l’ opportunità affinché un processo di critica abbia inizio e questo sicuramente contribuisce a mettere a nudo i problemi e suggerire magari anche soluzioni. Ma anche in tal caso non è detto che poi vengano perseguite.
Detto questo, a parte il divertimento del tutto personale che provo, credo che (termine davvero azzeccato) sgretolare la realtà porti a creare punti di vista più oggettivi, che di fatto non negano la realtà in quanto tale ma l’ arricchiscono di nuove sfumature, nuovi spunti dai quali partire per nuove storie. E come ben sai gli spunti non sono mai davvero abbastanza.
E per finire come sempre la nostra Sick intervista: puoi salutarci con qualcosa di sick?
Opzione 1: Vi lascio con uno stralcio da un inedito che mi sembra molto Sick scritto quando non sapevo cosa volesse dire Sick 😉
…Ev@ indossava, come sempre, un paio di mutandine di pizzo bianche ed una tshirt dello stesso colore, di un paio di taglie più grande che scivolava scivolando come un drappo sulla quarta abbondante, lasciando intravedere a volte un seno a volte l’ altro, scoprendo i capezzoli che in modo apparentemente casuale guizzavano dalla scollatura. Una danza di carne e stoffa che mescolava sapientemente ostentazione e immaginazione.
E poi quegli occhi tra malizia ed innocenza e le labbra…
Ah! Che avrebbe fatto con quelle labbra se solo avesse potuto!
Ma lui poteva, lo sapeva, Ev@ era sua!
Lei, dopo la solita noncurante passerella davanti al monitor ,si mise supina sull’ enorme lettone rosa sul quale era già appoggiata la tastiera del pc, ammiccò alla web cam e cominciò a digitare…
Barbara Baraldi
La foto di Fabio Mundadori è di Cinzia Volpe
La foto di Barbara Baraldi è di Mirella Malaguti