Macchè il ritorno di Dylan Dog al cinema. È la prima volta che ci va.


Di Gian Luca Campagna


Alcuni giornali titolano ‘Il ritorno di Dylan Dog’. Al cinema, s’intende. Errato: l’affascinante indagatore dell’incubo creato nell’86 dal genio compreso di Tiziano Sclavi e pubblicato dalla Bonelli non è mai approdato nelle sale cinematografiche. Il primo film a cui gran parte della stampa si rifà ora che il 16 marzo uscirà ‘Dylan Dog. Il film’ (e il titolo italiano è di modesta presa, per restare su livelli decenti di critica, altrimenti i toni coloriti da bar si sprecherebbero, anzichenò) è il celebre ‘Dellamorte Dellamore’, ve lo ricordate, no? Un film così e così di Michele Soavi, anno di grazia 1994, tirato fuori in piena Dylandogmania: gli attori erano il bel Rupert Everett (a cui Sclavi si ispirò effettivamente per creare l’indagatore dell’incubo) e la gnocca Anna Falchi, cioè l’ossessione donna. La trama: Francesco Dellamorte per campare fa il becchino e ha come spalla il grandioso Gnaghi (interpretato da un grandioso Francois Hadji Lazaro), così sulle fantastiche elucubrazioni di Sclavi in un paesino italiano di nome Buffalora i morti dopo 7 giorni si risvegliano come degli zombi, e così Francesco compie gli straordinari ammazzando il de cuius per la seconda volta. Ma questo è Dellamorte Dellamore, personaggio comunque slegato da Dylan, sebbene ci siano delle analogie, ma Sclavi in una rara intervista aveva ribattuto l’identità propria di entrambi i personaggi. Vabbè, veniamo al ‘primo’ film su Dylan. Innanzitutto, niente spalla. Cioè, manca Groucho Marx: troppi erano i diritti d’autore da pagare in Usa per sfruttare la sua immagine. Secondo: Dylan, come ogni buon personaggio di fumetti ci insegna ha un suo stile e un suo vestito; ebbene, stavolta è più casual di prima. Quindi scordatevi giacca nera su camicia rossa e blue jeans ivi comprese le Clark. Il problema è che gli sceneggiatori sono americani (i diritti per il film sono stati acquistati per un cremino e un litro di latte dalla Hyde Park Films e dalla Platinum Studios) e naturalmente l’americanata per un personaggio tutto italiano sebbene viva a Londra è dietro l’angolo di Craven Road. O meglio, di New Orleans. E sì, perché l’avventura del signor Dog (titolata ‘Dylan Dog: Dead of Night’. Geniale pure questo) è ambientata in una delle città più affascinanti e misteriose dell’America, anche se lo scontro con le forze del male è un’accozzaglia che farebbe storcere di sicuro il naso, gli occhi e probabilmente anche le palle ai fan italiani e provocherebbe un ciglio alzato di idiota interrogativo agli spettatori americani, che non conoscono bene Dylan: infatti, il Male è qui rappresentato da un’orda mix di lupi mannari, zombie e vampiri. E chissà che a sorpresa non ci siano pure la strega di Hansel e Gretel e Nessie direttamente da Loch Ness come guest star. Più che di ironia (la forza del fumetto Dylan Dog), chi ha visto l’anteprima del film parla di battute demenziali che non contribuiranno che ad accrescere anche la perplessità sulla scelta dell’attore di impersonare Dylan:infatti è Brandon Routh, muscoloso (sic! Dylan a malapena con un pugno stende il bucato…) interprete di Superman. Vabbè, direte voi: che fai, critichi ancor prima di essere andato a vedere il film, come fanno 8 critici su 10? No, ci mancherebbe. Ho espresso solo alcune perplessità. Poffarbacco. Va a finire che a questo punto ci ritroveremo a condividere una sintomatica frase di Francesco Dellamorte: «Darei la vita per essere morto». Con buona pace di zombi, vampiri e lupi mannari, presi tutti con una splendida retata in puro stile americano.

About GianLuca Campagna