Esistenze a scomparsa

Di Gian Luca Campagna

Giornali che grondano sangue per chi scrive di nera in questi giorni. Passando per il morboso delitto di Avetrana, soffermandoci sulla misteriosa scomparsa di Yara nel Bergamasco, riflettendo sulla morte dai contorni diafani e torbidi di Elisa Benedetti nella brughiera di Casa del Diavolo (toh!) nella periferia perugina, ecco servito sulle pagine d’inchiostro caldo e di piombo fuso la drammatica e agghiacciante vicenda di Matthias Shepp, l’ingegnere franco canadese, che mollato dalla moglie, ha riversato odio e frustrazione sulle due figliolette di 6 anni, Alessia e Livia. Quello che ha tenuto tutti col fiato sospeso su questa triste vicenda è il folle viaggio verso la morte di un uomo distrutto dai sentimenti, azzerato ormai nella vita per un amore che credeva eterno e che invece è stato –una volta consumato- la stura per una lucida follia, pazzia esplosa con un disegno criminale da far rabbrividire anche chi si è assuefatto rispetto alle architetture narrative di Cornell Woolrich. Ma andiamo con ordine. I fatti sono noti: l’uomo ha prelevato dalla (ex) moglie le bambine come accordi per il fine settimana, poi però ha tirato diritto e ha ripercorso il viaggio dell’amore con la morte nel cuore, facendo tappa in quelle località che avevano visto felici lui, le due gemelline e la moglie Irina. Si è imbarcato per la Corsica, dove presumibilmente ha sepolto le piccole, forse avvelenate da come si evince dal testo di una lettera inviata alla consorte, poi è rientrato in Italia e in auto è giunto sulla costiera amalfitana per poi andare a suicidarsi sulle rotaie di Cerignola. Tutto qua è noto. Ma passiamo a quella che in narrativa personalmente azzardo come la ‘terza ipotesi’, che prende ampio spunto dal concetto del ‘pensiero laterale’, tirato fuori dallo psicologo maltese Edward De Bono, fondato sulla risoluzione dei problemi attraverso differenti angolazioni: se la soluzione diretta si fonda sulla logica sequenziale, affidandosi alle riflessioni immediate e che sembrano più ovvie, il pensiero laterale va oltre e per arrivare alla soluzione si cercano altri punti di vista, differenti e alternativi. Ecco, appunto. Un’ipotesi che va oltre le prime due, scontate, banali e ovvie. E così viaggiamo con la fantasia, discostandoci dal macabro che è il leitmotiv di questa storia. E se Schepp nella sua lucida follia in realtà non si sia mai suicidato? E se ha stordito un vagabondo incontrato nel suo peregrinare con le sue caratteristiche fisiche e lo ha poi gettato sui binari per renderlo irriconoscibile, dopo avergli messo in tasca tutti i suoi effetti personali? Fino a qui tutto potrebbe filare (compreso il cadavere del fu Schepp/Mattia Pascal). Mentre Schepp inscenava la sua morte aveva già messo al sicuro le bambine in un villaggio inaccessibile della Corsica (e ce ne sono, in quella zona così savage). Oggi, mentre apprende da un suo complice, un pastore rozzo e analfabeta, che la moglie sta soffrendo per tutti questi tragici misteri, gioca con le figliolette.

Tutti, per Alessia e Livia, vorremmo che fosse andata così.

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