Gian Luca Campagna è nato a Latina (fu Littoria) il 25 gennaio 1970. Il segno è l’Acquario e mal gliene incolse, dato che i nati sotto questo simbolo astrologico sono elegantemente affidabili i giorni pari e completamente inaffidabili i giorni dispari. Ma mal gliene colse maggiormente a quelli che lo incrociano lungo la propria strada. Ecco, quindi, spiegato (in parte) il suo modo di essere, fare, iniziare, agire, chiudere, coerente soltanto le h24 precedenti rispetto alle sue successive decisioni. Sin da piccolo, allevato allo stato brado nell’asilo Caetani di Sermoneta, ha collezionato svariate e colorite espulsioni e reprimende pubbliche da parte della Madre superiora (una suora che ricorda ancora oggi un incrocio tra un rinoceronte mesozoico in perenne carestia sessuale e un ippopotamo incazzato a cui hanno tolto i molari senza anestesia). Cresciuto a pane, pizza (bianca i giorni pari, rossa i dì dispari) e fumetti in quella bomboniera medievale che era il castello della fu Lucrezia Borgia, nel 1976 si trasferisce con la famiglia al domicilio coatto di Latina, la ‘città nuova’ fondata dal nulla dal regime fascista. Nella ‘città vuota’ ben presto si scontra con la dura realtà: la scuola elementare e le sue rigide e ferree norme. Da lì è un perenne peregrinare scolastico da un bignami a un ciranna cedendo a ragazze e donne, con una lunga (e regolare) trafila passando per il liceo classico e terminando nelle aule di Legge a La Sapienza. “Il Tribunale mi mette tristezza” fu la frase pronunciata durante gli studi di diritto e i primi odori negli studi professionali, veri conclavi di oratori che si parlano addosso sfoggiando terminologie imparate a memoria e recitate verso un pubblico sonnacchioso. Da lì la netta consapevolezza che il suo futuro sarebbe stato la scrittura e non l’orale nel foro, dove campeggia ‘la legge è uguale per tutti’, in parte corretta con un’azione di scaltrezza odissea tramite un uniposca ‘ma non per chi non sa scrivere’. Giornalista apprendista, corsi di sceneggiatura, ibride (ed equivoche) letture, overdosi ripetute di vhs (e poi dvd), orge collettive di fumetti, sostituirono il suo precedente universo arricchendo -e impoverendo- il suo background. Tramortito dagli eventi della vita (sesso, alcool e sport) decise di abbracciare il sacro furore giornalistico e intanto comincia a scrivere sfogando la sua ipotetica vena creativa. Approda a diverse testate locali, poi tenta il grande salto nel vuoto senza paracadute e, insieme alla sua combriccola, fonda nel ’99 l’agenzia di comunicazione Ego. Da lì è un susseguirsi di pagine di inchiostro e di toner consumati, in compagnia di caffé stinti e di pessimi rhon. Il resto lo si può leggere sui suoi libri.
Curriculum semiserio Giornalista, comunicatore e scrittore, dirige dal 1999 la rivista di costume e società Ego. Tra i suoi lavori il romanzo ‘Appuntamento di mezzanotte’ (1999), i volumi sulla storia del territorio ‘I Grandi Pontini’ (2004), galleria storica sui protagonisti della provincia di Latina, e ‘Montenero 70′ (2005), volume sull’ultimo nucleo di fondazione voluto dal regime fascista nell’Agro Redento. Nel 2006 è uscita la raccolta di racconti ‘Un tranquillo weekend di lettura’, finalista al premio nazionale “L’Intruso in Costa Smeralda”. Nel 2007 è uscito ‘Tutto in 48 ore’, un’altra raccolta di racconti, con prefazione di Cinzia Tani, che ha venduto 5.000 copie. Nel 2008 arriva la stagione del taglio noir con ‘Come quando fuori piove’, quattro racconti uniti da un doppio filo nero, caustico e ironico; nel maggio 2010 l’attesa ristampa, riveduta e corretta, della stessa antologia con prefazione di Andrea G. Pinketts e postfazione di Marcel Tranchant, Barone di Perbengnac. Nel dicembre 2010 arriva il giornalismo gonzo con i reportage di ‘Carnevale di sangue’, racconti duri, cupi e noir, stagliati sulle immagini evocative di Roberto Gabriele che ritraggono i carnevali della Barbagia sarda: una narrativa non adatta ai deboli di cuore.
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