Il giornalista e scrittore Gian Luca Campagna e il fotoreporter Roberto Gabriele presenteranno in Sardegna ‘Carnevale di sangue’ (edizioni Ego, 164 pagine, 22×22, costo euro 25). Nel calendario stilato il libro verrà presentato venerdì 25 febbraio a Sassari presso la libreria Azuni, sabato 26 febbraio a Nuoro aprirà il calendario degli eventi carnevaleschi presso il Museo di Arte contemporanea, col patrocinio dell’amministrazione comunale e l’intervento dell’antropologa Dolores Turchi. Il libro ‘Carnevale di sangue’ raccoglie un ricco reportage effettuato dal fotoreporter Gabriele e dal giornalista Campagna seguendo i Carnevali barbaricini e del Campidano. I due hanno girovagato per due anni durante i Carnevali di queste ancora selvagge zone della Sardegna e ne hanno tirato fuori un ritratto crudo e reale, ricco di immagini suggestive, corredate da un testo che però si discosta da quello del reportage e che abbraccia il mondo della narrativa, dato che i 7 Carnevali ritratti lo sono attraverso 7 racconti. Quindi i due hanno confezionato un libro di raro impatto, interamente a colori, dove vengono ‘raccontati e narrati’ 7 Carnevali di grande fascino come sono quelli di Austis, Mamoiada, Ottana, Bosa, Lula, Lodine e Oristano. La novità e l’originalità dell’opera è che i Carnevali non sono accompagnati soltanto da una ricca carrellata di fotografie ma anche da racconti in cui si respirano le atmosfere di questi particolari riti così lontani dal carnevale comunemente inteso: infatti, Campagna partendo dal ‘giornalismo gonzo’ di Hunter Thompson ha piegato i reportage in racconti, trasformando la cronaca in narrativa, utilizzando un linguaggio e uno stile romanzati seppure vicinissimi alla realtà sarda. «La vera letteratura da viaggio è questa: raccontare un territorio con le fotografie attraverso il racconto bandendo la classica e mera cronaca giornalistica, inventando ad arte una storia dove il lettore è catapultato in quel Carnevale sentendo odori e suoni tipici e caratteristici di quei territori», ha detto Campagna. Nei Carnevali sardi infatti di ludico non c’è nulla, ma piuttosto ecco un Carnevale tragico e cupo, intriso di dolore e pianto perchè legato al mito della morte e della rinascita del dio della natura, Dioniso. Le maschere questo celebrano: commemorano questo Dio propiziando il rito della fertilità della terra che risorge a primavera.
L’inchiostro noir pulsa e vive nelle vicende che muovono i personaggi, dove vittima e carnefice si fondono, dove il tempo scorre lento e veloce ma che muta sempre i destini di protagonisti e comprimari. Il Quaderno tocca 7 Carnevali dalle radici remote: a Bosa un convegno con riuniti gli autori del giallo italiano fa da cornice al ritorno della precorritrice dell’eutanasia (‘Sa accabadora); a Ottana boes, merdules e filonzana scandiscono la visita di un ispettore alle prese con l’inquinamento del Tirso (Il filo della vita); a Lula, primi del ‘900, il rito arcaico della fecondazione della terra col sangue dei battileddos si fonde con le disperate rivendicazioni dei minatori (Madre Terra); a Lodine sas umpanzìas corrono di casa in casa scandendo rime e imbattendosi in chi al Cannonau preferisce il sangue (La malattia del vampiro); ad Austis, 1970, un medico messicano, alla vigilia dei Mondiali di calcio, si imbatte nell’usanza dei colonganos di sacrificare lo scemo del villaggio per ottenere un buon raccolto (Corbezzolo, unum tantum edo); nella Sartiglia di Oristano semidèi, cavalli e cumponidori si sfidano a ritmi di tamburi e trombe ma niente è come sembra (Febbre da cavallo); a Mamoiada, Mamuthones e Issohadores mettono a nudo i sentimenti borghesi della coppia protagonista (Il rito della verità).