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February 13, 2010Posted in: 2010, Articoli, Febbraio
di Lucia Viglianti.
Quattro donne sentivano il bisogno di costruire un tempo comune legato alla scrittura, identificando la notte come musa ideale, portatrice di richiami e respiri che il giorno nasconde. Pamela Mironti, Filomena Cecere, Barbara Renzelli, Lucia Viglianti si sono viste così a fine giugno, al tramonto, hanno mangiato insieme e subito dopo, ben decise all’esperimento, sistemati i portatili sul tavolo, hanno stabilito di scrivere, entro l’alba, quattro racconti in “parallelo”, ciascuna assolutamente libera nello stile e nei personaggi. Unica regola comune: l’ambientazione notturna, la presenza della luna, suggestiva testimone delle storie, un appuntamento mancato, un ritrovarsi lungo il mare ai primi bagliori del giorno. Per ore, intorno, solo il silenzio della notte e il ticchettio sulle tastiere, lo sguardo serio e concentrato. A mezzanotte una prima pausa: ognuna ha letto il suo pezzo, prime riflessioni, aggiustamenti di tiro. Poi di nuovo sulla scrittura, caffè e liquore al cioccolato, i cani di Mena a dormire sotto il tavolo. Silenzio. Ai primi chiarori dell’alba, ai repentini versi di uccellini, leggono gli scritti, le voci arrochite dal sonno, ma felici dell’esito, e si danno un nuovo appuntamento, un mese dopo, questa volta sul mare, a passeggiare, per poi tornare a riflettere su quanto scritto e darsi ancora un appuntamento, dove il dialogo con la luna sarà scritto a otto mani. Quattro scrittrici, che hanno dato vita ad altrettanti personaggi, due che scendono dai Monti Lepini, due appartenenti al paesaggio dell’Agro Pontino. Ognuno di essi solo e incerto al limite del bosco: storie di abbandono, violenza, dolore cupo, esclusione, punizione, che le donne portano su di sé da sempre, da sciogliere insieme. Una sorta di quattro musicanti di Brema, “una vicino all’altra”, il cui valore quadruplica nello scegliere una svolta comune, quando i personaggi e le loro storie, inseguendo un misterioso richiamo e guidati dalla luna, si incontreranno, cambiando in seguito aspetto ed ambientazione e mantenendo però le identità originarie. Chissà se troveranno una Banda di Brema editrice. Ma loro continueranno comunque, avendo compreso l’importanza di un lavoro corale, del confronto e dell’appartenenza.
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